Archive for 27 febbraio 2009
Ecco come è regolata la prostituzione negli altri Paesi europei
Roma, 26 feb. – (Adnkronos) – Germania, Olanda e Svizzera sono in Europa i Paesi più tolleranti verso le lucciole e i loro clienti. Al contrario della Svezia, la nazione più severa con chi cerca il sesso a pagamento. Ecco come è regolata la prostituzione negli altri Paesi europei.
Germania: La prostituzione è regolata da una legge che di fatto legalizza l’attività delle 400.000 lavoratrici del sesso del Paese. La nuova normativa assegna alle prostitute tutte le garanzie assicurative in materia di malattia, disoccupazione e pensione. L’attivita’ dei bordelli e’ consentita legalmente e il favoreggiamento non e’ piu’ punibile, a condizione che non vi sia sfruttamento.
Svizzera: Nella Confederazione elvetica la prostituzione è legale; nel Cantone Ticino, in particolare, viene esercitata in bar-alberghi. Nel Paese è stata introdotta la patente per affittacamere.
Olanda: La prostituzione è legale fin dal1815. Dall’ottobre 2000 sono diventati legali anche i bordelli. L’Olanda dispone inoltre di undici zone ‘speciali‘, dove le professioniste del piacere lavorano all’aperto. La polizia però le può arrestare se lavorano fuori da queste zone. Le prostitute in regola sono tenute a pagare le tasse, ma non a sottoporsi regolarmente a controlli sanitari.
Svezia: è uno dei Paesi europei più severi nei confronti del sesso a pagamento: pur non considerandolo un reato, con la legge in vigore dal gennaio 1999, finalizzata alla protezione della donna, è stata scelta la strada delle maniere forti con i clienti delle lucciole. Se vengono colti in flagrante rischiano da sei mesi a un anno di carcere. La stessa legge stabilisce la non punibilità di chi si prostituisce, ma sanziona l’adescamento, sia esso compiuto da chi vuole vendere o da chi vuole comprare una prestazione sessuale.
Irlanda: la prostituzione è reato. Non esistono case chiuse e sono previste ammende ed arresto per le prostitute ed i clienti.
Belgio: La prostituzione è legale fin dal 1948, ma viene perseguita quando turba l’ordine pubblico anche se l’adescamento viene condotto in forme poco appariscenti. E’ perseguito per legge lo sfruttamento. Il grosso dell’attività economica legata al sesso si svolge in bar a luci rosse e case private. Le prostitute sono tenute a dichiararsi al fisco come lavoratici autonome e possono godere di assistenza sociale.
Gran Bretagna: fornire sesso a pagamento non è illegale, ma lo sono l’adescamento e lo sfruttamento della prostituzione. Le prostitute prevalentemente lavorano in locali e abitazioni private, ma anche in strada. La politica verso il meretricio è di fatto definita a livello locale, dai Consigli comunali e dalla polizia.
Francia: le case di tolleranza sono state chiuse nel 1946 con la legge Marthe Richard. La legge non considera reato la prostituzione di adulti sulle strade. Secondo le nuove regole la prostituzione viene definita ‘attività che viola la tranquillità e l’ordine pubblico’. Sanzioni, quindi, contro l’adescamento e i clienti.
Spagna: le case chiuse sono state dichiarate illegali nel 1956 ma gli antichi bordelli sono diventati ‘club‘. Dal ’95 la legge non proibisce la prostituzione, ma è punito chi ricatta e sfrutta le prostitute. Il governo della Catalogna, il primo nel Paese, ha approvato un decreto che stabilisce regole sanitarie, d’orario e di collocazione dei locali dove si esercita la prostituzione.
Grecia: Chi esercita la prostituzione ha l’obbligo di iscriversi in appositi registri e deve sottoporsi periodicamente a visite mediche che autorizzano a svolgere il lavoro in veste quasi ufficiale.
Prostituzione, la Lega rilancia: eros center per lucciole e clienti
Roma, 26 feb. – (Adnkronos) – L’Italia come la Germania, la Spagna, l’Olanda, la Svizzera: eros center per ospitare le lavoratrici del sesso e i loro clienti. Mai più, però, il mestiere più antico del mondo dovrà essere esercitato per strada.
La Lega torna alla carica con le sue proposte per regolamentare la prostituzione: quelle presentate dal Carroccio sono 5, un quinto del numero totale dei provvedimenti al vaglio del Parlamento, compreso il Ddl Carfagna-Alfano ora all’esame delle commissioni congiunte Affari costituzionali e Giustizia di palazzo Madama.
Il divieto di prostituirsi in luoghi pubblici o aperti al pubblico “è un punto importante del provvedimento del governo e ci trova pienamente concordi perché questa è la strada per garantire in modo più efficace l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini”, dice all’Adnkronos Carolina Lussana, prima firmataria di una delle 5 proposte di legge depositate in Parlamento dal Carroccio.
La Lega, però, va oltre rispetto agli alleati di governo. E propone l’istituzione di eros center, di ‘case a luci rosse’, in edifici privati dove però non siano presenti “abitazioni con destinazione d’uso diversa“. E se poi scoppia la polemica come con i siti delle discariche o quelli che in futuro saranno scelti per le centrali nucleari? “E’ un problema che eventualmente si porrà più in là. E poi già oggi la prostituzione viene esercitata in appartamenti privati. Inoltre, noi prevediamo che sia vietata nei piccoli centri“.
La proposta Lussana, infatti, vieta l’esercizio della prostituzione nei comuni con meno di 10mila abitanti. Il che significa, ad esempio, che Taormina o Bordighera, che contano poco più di 10mila abitanti, potranno avere, se vorranno, i loro eros center, mentre Fiuggi che di abitanti ne conta 9mila 527, o Massa Marittima, che ne ha meno di 9mila, gli eros center se li possono scordare.
Altri colleghi di partito di Lussana, come il senatore Paolo Franco, sono ancora più drastici nel limitare, per ampiezza territoriale, la possibilità di ospitare ‘case a luci rosse‘, che potranno essere aperte solo nei comuni con più di 30mila abitanti.
Come dire: a Voghera, che di abitanti ne ha 39mila, sì, e a Frascati, che invece si ferma a 29mila 830, no. Quella degli eros center è una battaglia antica del Carroccio, che già nel 2002 aveva depositato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per l’apertura dei centri a luci rosse e per il via libera a cooperative di prostitute.
Il Ddl del governo prevede sanzioni non solo per le ‘lucciole’ che si prostituiranno per strada, ma anche per i loro clienti. Entrambi rischiano anche l’arresto da 5 a 15 giorni, oltre ad un’ammenda da 200 a 3mila euro. Chi sfrutta la prostituzione minorile rischia da 6 a 12 anni di carcere e multe da 15mila a 150mila euro. Previsto, inoltre, il rimpatrio assistito, purché sia nell’interesse del minore.
Niente arresto per il Carroccio, che però chiede sanzioni pecuniarie più severe per le prostitute che esercitano in luoghi pubblici e per i loro clienti, con multe che possono arrivare a 10mila euro.
Inoltre, nelle proposte di legge del partito di Bossi è previsto l’obbligo, per chi si prostituisce, di sottoporsi a controlli medici ogni 6 mesi per verificare l’eventuale presenza di patologie che si possono trasmettere per via sessuale.
E soprattutto, la Lega chiede che anche le lavoratrici del sesso paghino le tasse: quei soldi, spiega Lussana, potrebbero essere utilizzati per la tutela e l’aiuto alle prostitute. “Solo in questo modo – conclude la parlamentare del partito del Senatur – si potrebbe contrastare il fenomeno dello sfruttamento, separandolo dalla prostituzione come libera scelta dell’individuo”.
“Io ti ho dato la tua donna” gaffe del premier con Sarkozy
“Io ti ho dato la tua donna”. Era rimasta una battuta sussurrata da Silvio Berlusconi a Nicolas Sarkozy in conferenza stampa, durante il vertice italo-francese che si è svolto martedì a Villa Madama. Nessuno, o quasi, era riuscito a carpirla. Il Cavaliere aveva interrotto per qualche secondo il presidente francese mentre stava illustrando i risultati del summit.
“Io e Silvio Berlusconi – spiegava in quel momento Sarkozy – abbiamo fatto riconoscere l’omologazione dei diplomi superiori che finora non c’era…”. Il premier si era allora avvicinato, pronunciando a bassa voce una frase, che immediatamente Sarkozy aveva liquidato con un sorriso imbarazzato. Il capo dell’Eliseo era tornato frettolosamente al suo discorso ufficiale, tagliando corto: “Non sono sicuro di dover ripetere”.
La misteriosa battuta ha però suscitato la curiosità dei media francesi. Mercoledì sera la trasmissione serale di Canal +, “Le Grand Journal”, ha tradotto il labiale di Berlusconi, ricostruendo le esatte parole. “Moi je t’ai donné la tua donna”, avrebbe detto il Cavaliere mischiando le due lingue. L’allusione all’italianità di Carla Bruni come fosse un bene da esportazione non è evidentemente piaciuta a Sarkozy. E neppure ai presentatori francesi che hanno costruito sulla gaffe una serie di ironie, assegnando a Berlusconi “l’Oscar della volgarità”.
La Bruni, d’altra parte, non aveva nascosto in passato il fastidio per quello che i francesi chiamano “humour déplacé”, ironia fuori luogo, del premier. L’8 novembre, dopo che il Cavaliere aveva lodato “l’abbronzatura” di Obama, la first lady aveva confessato la soddisfazione di essere diventata francese.
Il soffice rotolo che uccide le foreste
AGLI americani la carta igienica piace soffice, setosa, ma che sia spessa e voluminosa. Il volume però ha un prezzo, che si misura nei milioni di alberi abbattuti nell’America del Nord e Sud, e talvolta nelle rare foreste primarie del Canada. Benché la carta igienica ricavata da materiali riciclati possa avere lo stesso costo, la morbidezza è dovuta in gran parte alla fibra che si ricava direttamente dagli alberi. I clienti “vogliono un prodotto morbido e pratico”, dice James Malone, portavoce della Georgia Pacific, che produce Quilted Northern, uno dei marchi più diffusi. “E non è con la fibra riciclata che lo si ottiene”.
Greenpeace ha diffuso un opuscolo destinato ai consumatori, in cui i marchi di carta igienica sono giudicati in base al rispetto ambientale. Con la recessione che spinge a riadattare ogni sorta di bene, gli ambientalisti sperano di convertire i consumatori alla carta igienica riciclata. “Nessun albero dovrebbe essere abbattuto per quell’uso”, dice Allen Hershkowitz, ricercatore al Consiglio per la difesa delle risorse naturali. Negli Usa, cioè nel più grande mercato mondiale di carta igienica, meno del 2 per cento dei marchi di uso domestico è ricavato del tutto da fibre naturali.
Stando alla Risi, un’agenzia indipendente di indagini di mercato, dalla polpa di un solo eucalipto si possono ricavare sino a mille rotoli di carta igienica. E gli americani impiegano in media ogni anno 23,6 rotoli di carta a testa. Al contrario, in Europa e in America Latina circa il 20 per cento dei marchi contengono materiale riciclato. Perciò gli ambientalisti sperano di sensibilizzare gli americani sulle ripercussioni ambientali delle loro scelte. Per riuscirvi, ad esempio, il dottor Hershkowitz incoraggia le celebrità di cui è consulente, compresa la Major League di baseball, a fare uso di carta riciclata. E durante la cerimonia degli Oscar a Hollywwod, anche se gli abiti da sera erano modelli originali, la carta delle toilette era riciclata.
Gli ambientalisti hanno anche altre preoccupazioni: trasformare un albero in carta richiede più acqua di quanta serva per ottenere fibra dalla carta già prodotta; per garantirsi un bianco più bianco, molti ricorrono a prodotti candeggianti a base di cloro. Lo sfruttamento degli alberi, e la qualità degli alberi abbattuti, continuano a rinfocolare il dibattito. Negli Usa una quantità che oscilla tra il 25 e il 50 per cento della polpa impiegata per produrre carta igienica proviene da foreste coltivate dell’America meridionale e degli Stati Uniti. Il resto, secondo gli ambientalisti, deriva per lo più da antiche foreste di seconda crescita, essenziali nell’assorbire il diossido di carbonio, uno dei maggiori responsabili del riscaldamento globale.
Inoltre, parte della polpa impiegata negli Usa per la produzione di carta igienica proviene dalle ultime foreste vergini dell’America Settentrionale. Greenpeace afferma che la Kimberly Clark – produttrice di Cottonelle e Scott – ricavi sino al 22 per cento della polpa da fornitori che abbattono gli alberi delle foreste boreali del Canada, dove alcuni esemplari hanno duecento anni. Il portavoce della Kimberly Clark, ribatte che solo il 14 per cento della polpa impiegata proviene da foreste boreali, e che l’azienda ha stretto accordi con fornitori che ricorrono esclusivamente a “pratiche forestali certificate sostenibili”.
Gli stessi produttori ammettono però che il motivo principale per cui non sono passati ai materiali riciclati è che da questi non si ottiene una carta soffice. E i consumatori – persino i più sensibili ai problemi ambientali – non vogliono carta riciclata. Con la recessione globale però, le cose potrebbero cambiare. Le vendite di carta da toilette “pregiata” sono scese del 7 per cento, e questo apre nuove opportunità ai produttori di carta riciclata.